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A beneficio degli assenti. Tre poesie di Stefano Simoncelli.

In attesa dell’appuntamento di Versus con Stefano Simoncelli, previsto al Circolo di Conversazione e Lettura di Recanati per l’8 marzo, presentiamo un trittico di testi tratto dalla sua ultima, felice silloge dal titolo “A beneficio degli assenti”, uscita di recente per PeQuod. I testi fanno parte della sezione “Passo ogni notte a scrivere”.

Ho assunto l’andatura
obliqua dell’alfiere
sulla scacchiera
e mi muovo di traverso
nei sentieri che spariscono
ogni volta su uno strapiombo.
Questo dopo che ho incominciato
a somigliare all’aria leggera di collina
che entra di rapina nello specchio
davanti al quale mi apposto
per prove provvisorie
e notturne di tiro
contro me stesso.
*
Mi sono intravisto di spalle
e ero vulnerabile, indifeso,
un’indistinta linea di luce
al confine con l’ombra,
ma conservavo dentro
la voglia insepolta
di sfiorarmi la faccia
e chiamarmi “Onafets”
come fece mio padre
per l’ultima volta.
*
Non ho più buona memoria,
ma non dimentico il teatrino
con le luci e stelle di natale,
il presepio e i re magi
che entravano a mezzanotte
dall’androne dove li aspettava
l’usciere comunale Gino Sacripanti
di cui si sparlava parecchio in cortile,
nella drogheria e da “Divo” il barbiere,
ma si sapeva pochissimo o quasi niente
se non che i cinque o sei gatti persiani
con cui divideva da due anni due camere
mansardate con bagno nella scala B
lasciavano, nel suddetto androne,
un fetore denso e insopportabile
che orrendamente mi manca
le volte che mi sento smarrito
e senza un punto di riferimento.